Farmaci vasopressori: uso nelle terapie intensive

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Farmaci vasopressori: uso nelle terapie intensive

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I farmaci vasopressori sono vitali nel trattamento di pazienti con ipotensione severa e shock, essenziali per stabilizzare la pressione sanguigna e assicurare la perfusione degli organi vitali. In questo articolo, esploreremo i vari tipi di vasopressori, il loro meccanismo di azione e le considerazioni cliniche per il loro uso.

Farmaci vasopressori: cosa sono?

I farmaci vasopressori, spesso chiamati semplicemente vasopressori, sono agenti farmacologici utilizzati per aumentare la pressione arteriosa in condizioni critiche. Questi farmaci sono fondamentali nel trattamento dello shock, in particolare dello shock settico, cardiogeno e ipovolemico, dove il mantenimento di una pressione arteriosa adeguata è fondamentale per la sopravvivenza del paziente.

I farmarci vasopressori sono numerosi. Ecco una lista di quelli principali:

Noradrenalina (norepinefrina): è il vasopressore di scelta per la maggior parte dei casi di shock settico. Agisce stimolando i recettori alfa-adrenergici nelle pareti dei vasi sanguigni, causando vasostrizione e un aumento della pressione sanguigna.

Dopamina: usata a dosaggi variabili, la dopamina può agire sui recettori dopaminergici, beta-adrenergici e alfa-adrenergici, a seconda della dose. A basse dosi, migliora il flusso renale e a dosi più elevate aumenta la pressione arteriosa.

Vasopressina: un peptide che agisce sui recettori V1 vascolari per aumentare il tono vascolare. È particolarmente utile nei casi di shock settico che non rispondono adeguatamente alla noradrenalina.

Adrenalina (epinefrina): ha un effetto potente sia sui recettori alfa che beta-adrenergici. L’adrenalina è utilizzata in situazioni critiche come l’arresto cardiaco e le reazioni anafilattiche gravi.

L’uso dei vasopressori richiede una gestione attenta e una monitorizzazione continua. La selezione del vasopressore appropriato e la determinazione del dosaggio dipendono dalla causa dello shock, dalla risposta del paziente al trattamento e dalla presenza di eventuali condizioni preesistenti. La monitorizzazione include frequenti valutazioni della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca, della diuresi e di altri parametri emodinamici.

Considerazioni e gestione dei rischi

Sebbene i vasopressori possano salvare vite, il loro uso non è privo di rischi. La potente vasostrizione può ridurre il flusso di sangue agli arti e agli organi interni. Oppure, può portare all’insorgenza di tachicardia, condizione molto comune con gli agenti che stimolano i recettori beta-adrenergici. Inoltre, alcuni vasopressori possono influenzare i livelli di glucosio nel sangue.

Il trattamento deve essere attentamente bilanciato per evitare o minimizzare questi effetti collaterali, regolando il dosaggio secondo le necessità del paziente e intervenendo con altri supporti terapeutici quando necessario.

Conclusione

I farmaci vasopressori sono una componente critica nella gestione dello shock in terapia intensiva. La loro efficacia dipende dalla scelta accurata del farmaco, dalla comprensione dei meccanismi di azione e da una rigorosa monitorizzazione clinica. Con un utilizzo adeguato, questi potenti farmaci possono significativamente migliorare le probabilità di sopravvivenza nei pazienti critici.

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